
Quando piove, a casa mia, la televisione fa i capricci, e , in buona sostanza prendo tre o quattro canali.
Sarebbe pure una buona scusa per uscire a fare due passi, malgrado il cattivo tempo, ma ci sono cose da fare, lavoretti da finire, camicie da stirare.
Accendo la televisione e metto su il primo canale che risulta chiaro. Per fortuna è un documentario, almeno se proprio non posso camminare posso fare muovere qualche rotella. E sta bene così.
Tra uno sbuffo di vapore e l’altro, tra un’imprecazione e una preghiera al patrono dello “Stira e Ammira” ascolto la storia di questa donna, un’archeologa, che , con pazienza certosina si è messa a studiare l’orientamento di tutte le grotte in cui l’uomo delle caverne prese dimora. La tesi della dottoressa era che , anche in virtù dei pittogrammi trovati, l’uomo delle caverne scegliesse appositamente le caverne con la migliore esposizione al sole durante l’inverno, in modo da sapere quando i bufali e i mammut si riproducessero o facessero la muta e, di conseguenza, quando cacciarli.
Tesi interessante, probabilmente vera, ma c’è una pecca che la dottoressa non ha individuato!
Cosa fanno due uomini davanti a un antro con una eco eccezionale?
Non lo dico perché sono un archeologo in erba o perché credo di sapere tutto, lo dico perché mi ci sono trovato. Correva l’anno 2012, io ero reduce da una distorsione dolorosissima e mio cognato mi disse:
” Andiamo a farci una bella camminata sui monti, che ti fa bene!”
Io accettai di buon grado e ci mettemmo, di buona lena, a camminare sull’appennino ligure in una giornata ancora indecisa tra inverno e primavera. Un giorno vi racconterò della passeggiata in se, ma ora non voglio divagare e mi limiterò a rispondere alla domanda che ho posto.
Camminando su sentieri da cacciatori di frodo, ci imbattemmo in una serie di cave , un tempo usate dai pavimentisti genovesi, ora in disuso. Caverne artificiali ma pur sempre caverne. E innanzi a tale meraviglia l’uomo, nel senso di maschio, torna alle sue origini più profonde, quelle più arcaiche e antiche.
Davanti a una caverna , incorniciata da una natura stupenda, con una eco favolosa, io e mio cognato ritrovammo la semplice natura dell’uomo preistorico, i suoi modi e i suoi linguaggi.
Soprattutto il linguaggio
Cosa fanno due uomini davanti a un antro con una eco eccezionale?
Una gara di rutti. Inevitabilmente.
a meno che non finisca così…