Qualche annetto fa ero un politicante, un attivista politico. Suona un poco come una confessione, di quelle che fanno gli alcoolisti anonimi, e in fondo è così. Perché oggi non lo sono più, oggi sono , a mala pena, uno di quelli che s’indigna verso certi comportamenti, uno che cerca di leggersi un quotidiano al giorno ma che non guarda un telegiornale manco a pagarlo oro. Continua a leggere Battere e Levare
Archivio mensile:aprile 2014
Valigie e beauty case
Un viaggio è alle porte.
Devi andare in terra di Francia a mostrare muscoli e stomaco. Sei nervoso, è ovvio, è il tuo primo viaggio fuori dai confini nazionali da un bel pezzo a questa parte.
Ti sei svegliato presto, come al solito, il tuo primo pensiero è stato di dover fare una lavatrice e l’hai azionata, diamine, ancor prima di mettere su il caffè. Senti la centrifuga andare mentre osservi la tua valigia rossa. Continua a leggere Valigie e beauty case
Il Papa della mia generazione
Oggi ventisette aprile fanno santo papa Giovanni Paolo Secondo.
Se si guarda facebook pare che stiano santificando una persona da poco, uno che difendeva i pedofili. uno che, a conti fatti, non era una brava persona.
Non lo so, e dico davvero, se fosse davvero un santo oppure no, mi sembrava una brava persona, mi sembrava uno che ha sostenuto l’onore del suo mestiere sino alla fine anche quando soffriva, anche quando, troppo vecchio per qualunque cosa, continuava a farlo.
E’ il papa della mia generazione, quello con cui sono cresciuto e quando passò a miglior vita ne fui colpito.
Quello che so di Carlos Wojtyla è che mi piaceva, era una figura che, seppur io non sia un fanatico, mi dava conforto. Continua a leggere Il Papa della mia generazione
Like a rolling stone
Ventiquattro aprile, un bel sole, il cielo limpido sopra di te che, naturalmente, stai male.
Hai un poco di tosse, ti duole la testa. Tuo cognato ti ha già contattato dicendoti che sabato sarai operativo per una passeggiata sui monti. Tu speri di stare meglio, di essere in forma perché ci tieni
Vai al bar, quello più vicino, sei stanco e di camminare oggi non te la senti proprio, o meglio, non hai le forze per farlo.
Il barista ti guarda e fa subito una diagnosi :” Allergia!” dice con il cipiglio di un Ippocrate moderno. Tu non ci avevi manco pensato e ti riprometti di prendere immediatamente una pasticchetta apposita appena rientri a casa. Continua a leggere Like a rolling stone
It’s raining man, alleluia!
Pasqua a camminare, pasquetta pure.
C’è chi, giustamente, fa dei barbecue da titani, c’è chi ha una gallina ruspante da buttare in un brodo meraviglioso per poi sorbirne il gusto con dei tortellini e assaporarne le carni con salsa verde e mostarda. Io sono tra i secondi, non come la gallina intendo.
Mangi di nuovo come se non toccasi cibo da settimane, ci bevi vino rosso e concludi, sfacciatissimo, con una buona bottiglia di whisky insieme ai tuoi cognati.
Uno è il Gransassista di cui ho già parlato, l’altro è un Avvocato con l’hobby del giardinaggio e della buona cucina.
Si fa presto a dire Pasqua
Ci siamo. E’ arrivata la Pasqua. Ci siamo preparati per bene, abbiamo persino rispettato i vari digiuni e siamo andati a messa, a piedi ovviamente. Una sola piccola infrazione, un compleanno nella sera della vigilia.
Ma ti sei contenuto, abbastanza, sei tornato a casa sano e salvo e ti sei fatto una bella dormita. La colazione a base di cereali, che fa tanto USA, una doccia rigenerante e ci sei, sei in forma smagliante, bello come non mai. Carico come una dinamo.
Nomadi e Pellegrini
Le nuove piattaforme di informazione per lo più recano immagini di gattini dolcissimi, cani coccoloni e donne poco vestite. Non ho nulla in contrario a nessuna delle tre cose sopracitate ma, quando si confrontano i mezzi odierni con quelli che si usarono per mandare gli astronauti sulla Luna viene un poco di sconforto. Una leggera malinconia sorge nel pensare a tutta questa tecnologia data al pubblico un poco come le più famose perle. Continua a leggere Nomadi e Pellegrini
Il pellegrino con le braccia d’inchiostro
Mio cognato, ormai qualche anno fa, mi regalò questo libro quando comprese che a me camminare tanto schifo non fa. Poi, malauguratamente, me ne sono scordato. Potrei stare qui a battermi il petto e gridare forte “mea culpa” e invece ne farò la recensione, magari con il capo cosparso di cenere. L’occasione per leggerlo è stato un viaggetto a trovar un’amica per farci due passi insieme sul Ceretto. Il che capirete è assai appropriato. Continua a leggere Il pellegrino con le braccia d’inchiostro
Il suo nome era Zakir Hussain
Fai due passi. E’ una bella mattina fresca, ideale per camminare. Il sole ti picchia in volto gentile. Nelle ossa tanto dolore, sopportabile, ieri sera hai giocato a rugby e sei un poco acciaccato. E ne sei felice, perché sei meno messo male del solito. Ti prende una voglia insana di caffè e brioche, non hai ancora fatto colazione e ti butti dentro un bar nella speranza ci sia anche un quotidiano. Ordini un croissant alla mela, caffeina al latte, e ci metti su un succo di ananas che mette a tacere i tuoi sensi di colpa. Sei a dieta e lo sai bene. Continua a leggere Il suo nome era Zakir Hussain
Cronache marziane
Una bella domenica di aprile ti svegli presto, troppo presto, stiri la tua camicia rossa preferita, indossi i jeans, una giacca blu ed esci di casa. Cammini ignorando il dolore alla spalla sinistra, sospetti un infartino, te lo meriteresti pure, ma dopo aver guardato su Google ti convinci che sono solo i postumi di un sonno agitato. Sei in anticipo, come sempre, ma hai un buon libro che ti fa compagnia e ti siedi a leggere. L’appuntamento è alle dieci meno un quarto e tu sei tutto pronto e preparato. Arrivano i primi, saluti, e organizzi per andare su con loro. Una veloce colazione e sei sulla strada che ti porta a destinazione, con il sospetto di aver lasciato il ferro da stiro acceso. Ma non importa, stai per andare su Marte.
Ovviamente non sto parlando del pianeta ma di una fiera, per la precisione la fiera del fumetto di Torino.
Arrivi incontri altre persone che conosci, fai due chiacchere guardi i giovani che, in un eterno carnevale, si vestono come i loro eroi dei fumetti e sorridi rendendoti conto che, senza volerlo, sei vestito come Dylan Dog, meno male non aver il phisique du role adatto sennò saresti davvero imbarazzatissimo. Fumi una mezza sigaretta, paghi il biglietto ed entri sorridendo alla tua prima fiera da un bel pezzo a questa parte.
E il posto lì per lì non ti delude, ti pare ci sia tutto. Ci sono stand di giochi, di fumetti e di amenità nipponiche. Ci sono cosplayer interessanti, altri che palesemente si sopravvalutano. Un sacco di persone vestite da Joker di Batman in tutte le sue reincarnazioni. Bello, pensi tra te, e inizi a far foto.
La prima ora è piacevolissima, passeggi tra le bancarelle e valuti dove spendere i tuoi soldi, incontri altre persone che conosci, continui il giro. La spalla sinistra continua a far male, malissimo, ma tanto tu sai perché sei lì e fingi di avere qualche secolo in meno. Non che sfiguri, ci sono attempati che ti fanno sembrare un giovincello, e alcuni, sono pure mascherati.
Ma è come essere su un pianeta autonomo, come essere in un’altra dimensione dove tutto sembra è reale. Ci sono le macchine della tua adolescenza, da Kit di Supercar a quella di “Ritorno al futuro”, ci sono i Ghostbuster che ballano al suono della loro canzone, dopo aver licenziato quello di colore, c’è persino un vero e proprio labirinto dove sfidare avversari con spade finte. E’ bello, ma gli esperti del settore dicono che è in calo. A te non sembra, ma tanto sei li mica per fare il finto giovane.
Ammazzi il tempo e poi vai a iscriverti a dei workshop di illustrazione e grafica, di sceneggiatura e, alla fine, passi lì gran parte del tuo tempo. Non mangi neppure e ti sazi di cultura.
Il tempo vola come in un viaggio iperspaziale, è già tempo di tornare a casa. Ti dai l’appuntamento con gli amici, loro sì che se la sono goduta la fiera, hanno pacchi di roba, sono esaltatissimi e tu, che fai lo splendido con i tuoi laboratori sembri un poco un alieno.
“Sei riuscito a non spendere anche questa volta?”
“Si!” è la risposta soddisfatta, ma ci fai la figura del taccagno genovese.
La serata finisce con un negroni e due cosine da mangiare e poi ti addormenti spossato, dopo aver staccato il ferro da stiro.
La mattina dopo sei ancora con il tuo mal di spalla e sei così pigro da andare a prendenti il caffè al bar. Arrivi, saluti la barista, che ti conosce per nome, ordini la tua colazione e prendi in mano il giornale. Guardi se hanno scritto qualcosa sulla fiera, guardi se c’è un articoletto un trafilo ma nulla, niente manco una nota a piè pagina. E la domanda sorge spontanea
“Non è che sono davvero andato su Marte?”