Pasqua a camminare, pasquetta pure.
C’è chi, giustamente, fa dei barbecue da titani, c’è chi ha una gallina ruspante da buttare in un brodo meraviglioso per poi sorbirne il gusto con dei tortellini e assaporarne le carni con salsa verde e mostarda. Io sono tra i secondi, non come la gallina intendo.
Mangi di nuovo come se non toccasi cibo da settimane, ci bevi vino rosso e concludi, sfacciatissimo, con una buona bottiglia di whisky insieme ai tuoi cognati.
Uno è il Gransassista di cui ho già parlato, l’altro è un Avvocato con l’hobby del giardinaggio e della buona cucina.
Come detto si beveva, la giornata sino a quel punto era stata uggiosa. Nuvole grigie che lasciavano cadere piccole bastardissime gocce oscuravano il cielo e di andare fuori neppure se ne parlava. Tuttavia era già qualche ora che , tra i cumulonembi, compariva qualche raggio di sole e i nostri eroi, resi coraggiosi dal bere,decidono di optare per una passeggiata de-faticante e digerente.
In campagna , da me, c’è un sentiero che percorre il fiume Vara noto ai più come “strada dei tedeschi”. E’ una passeggiata classica da quelle parti un poco perché la conoscono tutti un poco perché i teutonici che l’hanno tracciata hanno fatto un buon lavoro; infatti né il tempo né l’incuria ne ha nascosto il passaggio. Forse la chiamano “dei tedeschi” perché se fosse stata fatta da italiani sarebbe durata meno.
Politica a parte , con la sola scorta dei miei parenti acquisiti, sono partito per questa passeggiatina da cinque o sei chilometri. Certo non eravamo pronti, eccetto il Gransassista che sfoggiava ai suoi piedi degli scarponcini adatti a qualunque clima, io e l’Avvocato eravamo palesemente mal equipaggiati. Lui peggio di me, va detto. Entrambi vestivamo un jeans regolare a sigaretta, ma ai piedi io avevo modeste scarpe da ginnastica, lui scarpette da vela portate senza calze.
Credo che tutte le spedizioni inizino così: con uno pronto e altri semplicemente lì per non farci brutta figura.
La prima parte del tracciato, quella su sterrato va abbastanza bene. Si parla , si fanno battute ci si chiede se i famosi tedeschi fossero della Wehrmacht oppure lanzichenecchi e via discorrendo.
Iniziano le prime gocce ma noi, eroici, le ignoriamo ed anzi , un poco come una spedizione ottocentesca, descriviamo i nostri ruoli. Il Gransassista arroga per se il compito di ranger ed esperto di piste, l’Avvocato si dà alla botanica raccogliendo rametti e piantine come un esploratore inglese , a me non rimane che l’infausto ruolo dell’accompagnatore di peso.Il solito gorilla, insomma.
Ben felici di aver trovato la nostra collocazione storica continuiamo la passeggiata con calma sino a che la pioggia non principia ad essere davvero fastidiosa. Al ché la decisione s’impose, o tornare indietro per la strada già fatta rischiando fango e distorsioni o completare il circuito seguendo la nobile Aurelia più sicura, forse, ma decisamente più scoperta O, in ultima analisi, usare i cellulari per chiamare mogli e sorelle in soccorso Per la precisione va detto che avevamo già imboccato la strada asfaltata e mentre il cielo apriva le sue cataratte avevamo riparato sotto la pensilina di una stazione delle corriere.
Gli uomini, i maschi intendo, sanno che c’è un momento in cui la ragione e il cuore vanno di pari passo. Un momento di perfetto e lucido pensiero nel quale al pensiero corrisponde veloce l’azione.
Si tratta di quando c’è da fare gli splendidi.
Un secondo dopo eravamo sull’Aurelia già perfettamente fradici, se si eccettua l’Avvocato che, per qualche ragione, non si voleva bagnare. Camminavamo in fila indiana: il Gransassista davanti, il Gorilla in mezzo e il Botanico in fondo. Per darci coraggio cantavamo marce militati e canzonacce da osteria mentre la pioggia batteva forte su di noi. Forte e fredda, vorrei specificare.
Forse la nostra presenza è stata notata, forse il fato beffardo ha voluto che andasse così ma da dietro una curva, alle nostre spalle, compare una volante dei carabinieri che vedendoci, o forse individuandoci, rallenta calando un finestrino. Il militare ci squadra incredulo, osserva l’ Avvocato, ancora asciutto, osserva me che sorrido fradicio e poi dice qualcosa al Gransassista che lesto risponde:
“La pioggia ci ha sorpresi!”
Il carabiniere ci guarda, poi alzato il finestrino fa segno al collega di andare. Lo vedo chiaramente che lo sa, come lo sappiamo noi.
La pioggia non ci ha sorpresi affatto, l’abbiamo sfidata!
Bel post, mi piace! 🙂