Si fa presto a dire “fatti due passi!”. E’ semplice come mandare qualcuno a quel paese.
Meno semplice è fare una teoria di vita su quella frase, e fare due passi ogni giorno che Dio manda.
C’è la pioggia, il vento, la nebbia, la neve, la pigrizia che sono barriere psicologiche e fisiche difficili da abbattere.
Io sto cercando di perseverare in questo mio intento di passeggiare, almeno un poco, tutti i giorni. Se posso esco anche con la pioggia, sfido il cattivo tempo, che in questi giorni si sta riproponendo come una peperonata, con una certa orgogliosa determinazione.
A volte esagero persino.
Come sapranno i miei pochi lettori sto cercando di giocare a rugby. Ieri sera mi sono diretto, a piedi, al campo per fare allenamento con il mio zaino da trekking in spalla dove stipo tutto l’equipaggiamento. Arrivo lì trovo l’allenatore e pochi altri e decidiamo di cambiarci subito prima che gli spogliatoi siano invasi da rugbisti in erba. E’ bello vedere questi ragazzini giocare, meno è condividere lo spogliatoio con loro. Anzitutto ti senti un vecchio maniaco e poi fanno un casino tale da rendere odiosa anche la vestizione, che, da principiante quale sono, in genere mi fa sentire come un samurai pronto alla battaglia.
Una volta cambiati iniziamo a riscaldarci un poco con qualche passaggio poi facciamo una partita a touch con alcuni ragazzetti che credo fossero dell’under 16. Per chi non lo sapesse il Tocco, come diciamo in italia, è la versione light del rugby. E’ divertente e non cruenta e l’allenatore sostiene che serve a far fiato.
Dal mio punto di vista serve a fare brutte figure anche perché il rapporto peso-età era inversamente proporzionale : loro avevano metà dei nostri anni, noi il doppio del loro peso.
Ma tutto questo è riscaldamento, tanto per muoverci un poco, per scaldare i muscoli. Quando raggiungiamo una quota ragionevole inizia il vero allenamento, e , quasi simultaneamente, inizia a piovere.
Corriamo sotto una pioggerellina fitta e fredda, e proprio mentre facciamo delle flessioni inizia una grandinata apocalittica, roba da film dell’orrore. Ripariamo sotto una tettoia nella speranza che passi presto , cosa che non accade.Mentre il campo si impregna d’acqua iniziamo a sentire freddo per cui sconsolati ce ne torniamo negli spogliatoi a fare la doccia.
E qui inizia il mio dilemma: aspetto che smetta o coraggiosamente vado all’appuntamento serale con degli amici? Mi sono preso una bottiglietta d’acqua e mi sono messo ad aspettare, nel frattempo altri membri del team si presentano sotto la tettoia del ristorante che fiancheggia il campo. La decisione è unanime, si mangia insieme aspettando che il tempo migliori.
Dentro di me lo so che comunque il danno è fatto, che ormai qualcosa di irreparabile è successo. So che la pagherò cara la mia spocchia da camminatore indefesso.
Finita la cena vado all’altro appuntamento. Non piove , e, per fortuna, non grandina ma è umido e corvi neri volano sopra la mia testa.
Corvi e cornacchie che, messaggeri del destino, annunciano il feroce torcicollo di oggi!! Ma come si dice ” No pain , no gain!”
L’ha ribloggato su O C T A G O N.
grazie!!
Anch’io penso sempre alla mia vita come “No pain no gain”!