Ieri sera, verso le nove, andavo a casa di amici con i quali sto cercando di portare avanti un progetto a cui tengo moltissimo.
Non abitano troppo distanti da me e mi piace fare a piedi il pezzo di strada, circa venti minuti, che separa le nostre abitazioni. Devo, in fondo, solo uscire di casa e attraversare un ponte, fare un pezzo di marciapiede che pare uscito da un libro noir, superare un paio di incroci e ci sono. Non esattamente una sfacchinata, se vogliamo dirla tutta.
Tuttavia questa passeggiata mi dà sempre un piacere assurdo, rilassa la tensione del mercoledì che, come ho già detto, sa essere un giorno davvero infame, e anche al ritorno, quasi sempre a piedi, la trovo piacevole. Magari è perché non mi affatico e non sudo, ma, ammetto che ogni volta che mi capita di farla sto bene.
Del progetto in questione non ho voglia di parlare, credo che sarebbe ingiusto rispetto alle altre persone, ma mi piacerebbe condividere un avvenimento visduto durante questi quattro passi.
Avevo appena imboccato il ponte, sotto il quale lento scorre un fiume che, nei suoi momenti peggiori, ha causato non pochi problemi, quando il mio sguardo fu rapito dalle nuvole in cielo.
Non sono un poeta, ho giusto quella dose di romanticismo che serve a non essere cinico, ma ieri sera, vi assicuro, il panorama era notevole.
Non abito a New York o in una città famosa, il posto dove vivo è piccolo, si potrebbe definirla, senza troppi problemi, una città di passaggio. Ma ieri sera , al di sopra di platani solitari, di binari ferroviari c’erano le nuvole più belle da molto tempo a questa parte.
Non la forma o la grandezza mi colpirono, fu il colore che mi lasciò stupefatto.
Se vi è mai capitato di vedere la cappella sistina o se capite qualcosa di colorazione saprete a cosa mi riferisco quando dico che , quelle nuvole, sembravano dipinte con il Blu Oltremare. Un blu intenso ma non scuro, un blu usato, per lo più, per raffigurare i cieli eterni, il paradiso.
Ai tempi era uno dei colori più costosi da procurarsi, e , vedendolo nel cielo credo di essermi fatto una ragione del perché, anche se probabilmente la ragione sbagliata.
Un blu così intenso da non parere vero che mi ha portato a pensare a un buon auspicio, a un qualche messaggio celeste rivolto a me ,e a me solo, che me ne stavo li a camminare con la testa rivolta a occidente. Ho pensato che se mai dovrò fare qualcosa dovrebbe essere bello come quel blu, intenso, allegro e profondo. Ho pensato che, malgrado le difficoltà che continuiamo a trovare nell’attuazione del nostro progetto, possiamo realizzare un evento che lasci alle persone l’esatta sensazione che io ho provato in quel momento.
Mi capita, a volte, di sorridere come uno scemo quando mi fisso su qualcosa che mi piace, e immagino di essermene stato lì con la faccia da ebete in quel momento. Ma ero ispirato e fiducioso, malgrado il dolore alle caviglie e un filo di stanchezza, e ho continuato a guardare queste nuvole perfette tra un passo e l’altro sentendomi bene!
Poi mi ha chiamato mia sorella e tutto è finito!
