E’ vita di campagna, baby!

Da qualche giorno sono nella mia dimora di campagna per seguire alcuni lavori di ristrutturazione che stiamo facendo.
Con me c’è solo mia cugina e, ogni tanto, compare mia sorella maggiore per rompere le scatole e, un poco come nei meravigliosi anni sessanta, controllare i controllori.
In pochi giorni ho dovuto alterare le mie routine, non in modo clamoroso, ma un cambiamento c’è stato.
La sveglia è piantata alle sette e un quarto, questo mi dà la possibilità di fare una colazione veloce e di aprire la casa agli operai che, puntualissimi, arrivano mezz’ora dopo. Certo li accolgo con la faccia di chi, dormirebbe ancora.

Ma in campagna è tutto diverso, almeno per me che sono, in fondo in fondo, un bifolco. Faccio colazione con focaccia e cappuccino e, non mi vergogno, puccio la prima nel secondo con malcelato orgoglio, poi apro la casa cosicché i lavoratori possano iniziare subito.
I primi due ad arrivare sono un Apache calabrese e un Rumeno con il nome da americano, sono simpatici ma parlano poco.
Come prima cosa, mi informo su quello che vogliono fare, poi, con cipiglio ingegneristico, dico cosa vorrei facessero. C’è sempre qualcosa fuori programma, sempre.

Mi siedo su un vecchio tavolo in cemento e osservo i lavori attendendo i capi cantiere per fare le stesse domande e ripetere le stesse cose già dette agli operai. Meglio stare sul sicuro.
Fumo e mi godo l’aria aperta sino a mezzogiorno e poi, quasi avessi lavorato come loro, pranzo assiso nella mia postazione di comando.
Ho la casa sottosopra, per cui,  si mangia al sacco: panini, torte salate, insalata e , naturalmente , vino rosso.
E’ vita di campagna, baby! Mi ripeto spesso.

A casa non mi sogno neppure di bere a mezzogiorno, ma qui, sarà per l’aria buona, sarà per un filo di noia contadina che sale su, un bel bicchiere di vino me lo faccio volentieri. Anche due, a dirla tutta.

Passeggio molto, da queste parti, ogni scusa è buona per farsi un giro del paesello e salutare tutti quelli che mi conoscono. La mia famiglia proviene da queste quattro strade e , da queste parti, è difficile non conoscere qualcuno.
Passeggio, mando a quel paese i cani che abbaiano, altro bello stereotipo bucolico, parlo, scambio opinioni, magari offro un caffè a qualcuno al bar, oppure ne accetto uno.
Una vita tranquilla insomma, quasi una vacanza.
Ho abitato per qualche anno in questa casa, quando lavoravo da queste parti e le cose non sono cambiate affatto.

E’ vita di campagna baby! Vino rosso, chiacchiere al bar, passeggiate su strade deserte, aria buona e notti fredde, sono la cornice ideale per trovare un poco di conforto e metterti in contatto con la tua anima rupestre.
La mattina qui si può vedere una teoria di uomini in tuta che percorrono le strade del paese. Uomini di ogni estrazione sociale con  la medesima divisa sportiva addosso che percorrono la medesima strada.
Hanno tutti le mani in tasca e lo sguardo di chi vede lontano, parlano poco, come nella migliore tradizione contadina.  Come i nomadi dei tempi andati si muovono all’unisono su una antica strada romana.

E anche io, orgogliosamente, esco in tuta, la stessa che ho usato per dormire, e faccio la stessa strada, ed esattamente come loro,  mi dirigo al bar del paese per fare, magari, una seconda colazione.

E vita di campagna, baby!

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