Tra Camper e Realtà

Il camper era vecchio. Dannatamente vecchio e, all’interno,  aveva un’aria da bistrot : i tavolini erano solo due vicinissimi l’uno all’altro. mancavano solo le candele infilate in vecchie bottiglie di vino per farlo diventare il set di un film noir.
Per mia fortuna i compagni di viaggio non erano affatto da film, erano persone vere, in gran forma e, francamente,  organizzate.
L’occasione per questo viaggio in camper era un torneo di rugby a Cuneo: si sarebbe giocato il sabato mattina ma noi, sempre pronti a tutti, abbiamo deciso di fare le avanguardie e andare lì già il venerdì sera.

Tra di noi, va detto, c’era un Hobbit, e come tale era il portatore di vini e salami che prontamente sono stati aperti e tagliati per festeggiare appena partiti dall’ormai noto dopolavoro ferroviario. Non fu facile visto che prima dell’autostrada qualche curva e le ormai onnipresenti rotonde l’abbiamo dovuta affrontare. Al volante la versione locale di Marco Paolini, che chiamerò il Paolino, e come ultimo membro c’era il Coach della squadra in cui milito.
Il viaggio è stato interessante, abbiamo proceduto al ritmo di una bottiglia ogni venti chilometri sostenuti da panini ripieni di ogni ben di Dio. Si è riso forte, bevuto altrettanto, e una volta giunti in località Madonna dell’Olmo, ci siamo presentati con l’Hobbit sul tetto del camper nell’atto di sventolare le nostre bandiere.
L’accoglienza è stata calda, tra applausi e risate e l’impianto sportivo ci ha lasciato, almeno per quel che mi riguarda, a bocca aperta.
Eravamo arrivati al Rugby D’Oc e a me sembrava di essere in paradiso.
Dietro i campi  c’era un’aria riservata ai camper e a chi, come noi, sarebbe stato lì  sino alla domenica successiva. Posiamo i bagagli, mettiamo su il gazebo e il tavolo che ci siamo portati dietro, eleviamo le alte insigne, e sistemiamo il camper per la notte, poi eroicamente muoviamo il passo verso la zona ristoro.
La festa organizzata dalla locale squadra di rugby è ineguagliabile: cibo, birra, musica , canzoni, allegria e quel senso di solidarietà e di comunione che , sto scoprendo, solo il rugby può creare.
Una sarabanda di persone e musica che forse, in altra circostanza , sarebbe potuta finire a male. Si balla , dicevo, e si canta ma se non avete mai pogato con dei rugbisti sappiate che  è qualcosa a cui bisogna essere pronti.
Chi scrive la prima sera non è durato molto,già mezzo scoppiato dal viaggio di andata verso l’una e mezza è tornato, un poco rassegnato e dolorante al camper dove si è fatto una dormita comoda e calda.
Degli altri, Paolino, L’Hobbit e il Coach, si narrano solo leggende.

La mattina del torneo iniziano ad arrivare , alla spicciolata, gli altri membri della squadra e piano piano ci troviamo con altre tende intorno al nostro camper con altre cose da mangiare e bere. Non fate quella faccia, ai rugbsti serve energia! Io e lo Hobbit abbiamo fatto colazione mangiando  salame e focaccia con le Alpi come golose testimoni del nostro appetito.
La mattina c’erano le giovanili che hanno giocato partite durissime a seven,  ovverosia una versione del rugby, in cui si gioca  sette contro sette. A vederli sudavi già abbastanza ma è stato, di per se, un bello spettacolo.
Conosci persone interessanti al torneo, un sacco di gente simpatica e alla mano, ci fai amicizia, sai bene che te le ricorderai per sempre, e aspetti di giocare le tue partite.
Gli altri partecipanti al torneo non sono da meno, i nostri avversari , sono decisamente al nostro livello : ci sono Barbarians  francesi, Cavalieri genovesi , gente del posto e del paese vicino e chi non ha abbastanza uomini trova immediatamente qualche volontario per fare numero.
Arriva anche il nostro momento e ci cambiamo, tutti quanti, al nostro campo base che ormai sembra una carovana del west, e iniziamo  a fare riscaldamento.  Poi , di li a poco, il torneo.
La telecronaca delle partite mi parrebbe eccessivo farle ma si è visto del buon rugby: botte da orbi, azioni veloci, calci, mischie, rak il tutto preceduto da i vari inni di guerra delle squadre chiamate all’agone.
Poi c’è chi, come me, riesce a farsi male durante il riscaldamento, ma pazienza, lo spettacolo c’è stato, ed è stato divertente.
Ci siamo in molti e questo , di per se, è un bel risultato perché la squadra va seguita, anche in trasferta, e si gioca sempre al massimo delle proprie possibilità.
Dopo il torneo, tutti insieme, vincitori e vinti a vederci la finale del torneo Heineken , così come se fossimo amici da sempre.
Il terzo tempo ha avuto inizio intorno alle otto dopo la sfilata delle squadre che hanno partecipato tra cui voglio segnalare il membri del  Rivoli che si sono presentati vestiti come i personaggi di star wars, con costumi improvvisati, ma davvero ben fatti e  un R2-D2 riempito di sangria.
Si mangia di nuovo bene, con merito dell’organizzazione, e di nuovo si festeggia con i compagni di squadra e con tutti gli altri in un’atmosfera a metà la sagra campestre e il veglione di capodanno.
Il posto poi si riempie di persone, ragazzi e ragazze di ogni età e quando iniziano le danze vi assicuro che era davvero complicato muoversi.  Per spezzare una lancia in mio favore posso dire che mentre i tre sono tornati presto al camper, chi scrive è riuscito , finalmente, a godersi la festa sino alla fine e a tornare, con un braccio martoriato , ma felice, al campo base dove ha dormito un sonno tranquillo.

La domenica inizia con una serie di zombie che escono dalle loro tane in cerca di caffè e di una qualche panacea contro i dolori, di ossa e di pancia dovuti a un sabato indimenticabile. C’è stato qualche problema ma è stato risolto come meglio si poteva.
E’ forse in questa domenica che ho visto il vero spirito del gioco che ho approcciato da poco.
La mattina c’era il torneo delle propagande , ragazzini sotto i dieci anni, e Paolino è , tra le altre cose, l’allenatore dell’under dieci.
Ci siamo messi a guardare questi piccoli guerrieri giocare l’uno contro l’altro in squadrette da sette o undici, li abbiamo visti cadere e rialzarsi, fare meta, ridere e cercare di trattenere le lacrime quando si facevano un poco male.
I miei compagni di rugby lo praticano da una vita, hanno i figli che giocano e hanno dedicato gran parte de loro tempo a questo sport, sono, non proprio tutti, omaccioni ben piazzati, robusti e allegri ma nel vedere questi bambini giocare li ho visti un poco commossi nel ricordare la propria giovinezza e nel rivedersi in loro.
Ho sentito le loro storie e ho capito una cosa: di rugby non capisco nulla ma so qualcosa sulle palle.

Si gioca con quelle ovali, ma, dannazione, ci vogliono davvero quadrate!

2 pensieri riguardo “Tra Camper e Realtà”

  1. Non sarà attinente col post, ma leggerti mette di buon umore, fa star bene. Racconti cose belle, semplici, genuine in modo fluido e simpatico. Io che di rugby non ci capisco una cippa…nel leggerti mi sono entusiasmata. Non è cosa da poco trasmettere positività ed è una dote che hai! Di questo ti ringrazio.

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