Senza Identità

Mi sono svegliato alla solita ora stamane, voglia di caffè e di sigarette, anche se sto smettendo. Mi sono lavato la faccia con calma e ho guardato a lungo lo specchio pensando se farmi o no la barba. Alla fine ho deciso che essere brutto con o senza non faceva poi tutta questa differenza.
Tra un mese devo partire per un viaggetto con un amico, andremo in terra pugliese per goderci il mar Ionio e fare un dieci giorni da uomini: prevedo già fiumi di birra e discorsi sconci.
Siccome sono un nomade ma non un gran viaggiatore, c’è differenza credetemi, ho chiesto a una delle mie zie, le amiche di mia madre, di aiutarmi con la prenotazione aerea. A me piace stare con i piedi per terra se devo volare , lo ammetto, un poco mi agito. E’ una cosa di famiglia, voglio credere.

Come sapranno in molti per fare un biglietto aereo ci vuole la carta di identità, e io, ho scoperto di non saper più dove fosse la mia. Ho cercato per casa, nelle valigie, negli armadi ma nulla, la maledetta si è nascosta proprio bene. Peggio per lei, perché ho deciso di rifarla.
E’ anche una gustosa occasione per farsi due passi, fare la spesa, prendere un poco d’aria in una mattinata perfetta. Bevo il caffè ed esco salutando i vicini pettegoli, attraverso il solito ponte e vado dritto verso i vigili.
Beh non proprio così dritto, insomma.
C’è stata la fermata per un caffè aggiuntivo, c’è stata quella per vedere qualche vetrina e , ovviamente, ci sono state digressioni poetiche date dal fatto che non mi ricordavo la strada. Oltre alla mia identità devo aver perso, anni prima però, il senso dell’orientamento.
Siccome sono un vero uomo non chiedo informazioni ma compro il pane e dei pomodori mentre cerco di capire dove diamine devo andare.
Alla fine ci sono arrivato alla caserma e ho fatto la mia denuncia con semplicità. Una volta tanto che i vigili lavorano bene mi pare il caso di sottolinearlo.

Uscito mi sono recato al comune ma prima vi erano ben due incombenze: primo farsi fare le foto per il nuovo documento, poi un ripensamento sul non essermi rasato. Cammino un poco cercando un barbiere e una di quelle macchinette per le fototessere. Trovo un fotografo che a soli otto euro avrebbe fatto tutto, tranne la rasatura.
Ci penso su e mi dico che con quella cifra mi faccio barba e fotografie, e, da buon genovese, ritengo sia opportuno risparmiare anche i tre euro,  così mi butto in un gabbiotto fotografico.
Permettetemi di spendere due parole su questi orrendi macchinari: primo sono stretti. Non so a voi ma ho le ginocchia che mi toccano il mento e per non farle venire nella foto devo stare in posa tipo un Buddha. In secondo luogo vorrei sapere chi ha tarato i seggiolini, io credo sia stato Frodo della contea.Possibile che un cristiano di un metro e ottanta non riesca a stare in una fototessera senza che gli sia tagliato un pezzo di chioma? In terzo luogo, se posso essere sincero, hanno lo speciale potere di farti venire brutto, ma brutto che le strapperesti quelle foto.
Pazienza , ormai i soldi li hai buttati, mica puoi tornare su i tuoi passi e andare, sconfitto, da un professionista no?
Finito di bisticciare con il gabbiotto vado in comune. Non ci metto tanto, una mezz’oretta, ma quando l’addetto tira fuori il mio incartamento e mi vedo in formato tessera non resisto e dico:
“Ah ma qui avete foto di repertorio eh!”
Lui se la ride , mette un timbro e mi ridà indietro la mia identità.
Ora tocca cercare il senso dell’orientamento.

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