E’ di nuovo domenica, una di quelle domeniche di agosto in cui vorresti solo dormire, in cui il letto diventa più morbido, più fresco, assolutamente troppo invitante per alzarsi e riprendere la vita normale.
Devi ugualmente destarti, renderti presentabile, bere il tuo caffè, accompagnato magari da un succo d’ananas di cui ti sei scoperto goloso quest’estate. Scendi le scale e ti dirigi in cucina e lì ad aspettarti che un Gransassista, di cui ho già ampiamente parlato, tua sorella, tua madre, e tutti ti guardano in modo strano. Ti specchi nella tazza augurandoti di non aver cambiato fisionomia durante la notte, o che non ti sia spuntato il terzo occhio sulla fronte. Te lo meriteresti anche il terzo occhio della conoscenza, ma questo è un altro discorso.
“Oggi andiamo al mare!” dice qualcuno.
Tu sei pure felice, povero ingenuo bipede che non sei altro, perché sai che in spiaggia un’altra oretta di sonno non te la toglierà nessuno.
“A piedi!” sottolinea il Gransassista con quel tono di sfida e sarcasmo che viene accentuato dalla tazza di Ben Ten da cui sta sorbendo il suo caffè.
Io ho pessime abitudini, sapete? Per esempio fumo, che è di per se stupido, ma credo che la totale incapacità a non accettare una sfida sia di gran lunga la peggiore. Sopratutto se viene dal Gransassista.
Lo guardo male, faccio un sorriso arrogante e rispondo con un profondo “Va bene!”.
Tanto valeva che gli avessi tirato un guanto bianco in faccia
L’organizzazione della trasferta si fa in un momento: sorelle, bambini andranno direttamente a Levanto, noi verremo scaricati lungo la strada quasi fossimo marines.
Ci sono due strade per arrivare a destinazione, una è nuova, veloce, panoramica, l’altra è lunga, vecchia , coperta da foreste. Noi andiamo nella seconda, perché non ci facciamo mancare nulla, e perché il sentiero che ci porterà al mare parte proprio da lì.
Mia sorella ci scarica a un incrocio e ci saluta, come se non ci dovesse vedere mai più. il Gransassista bacia i suoi figli, io metto gli scarponi e indosso lo zaino , poi partiamo.
Abbiamo già fatto questo sentiero, l’anno scorso, ma, prosopopea a parte, ad entrambi andava di fare un poco i nomadi in mezzo alle foreste.
E’ un percorso non difficile, si parla di tre orette e mezza, ma naturalmente noi, che abbiamo abitudini orribili, lo affrontiamo a mezzogiorno, per non farci mancare nulla.
Nel primo tratto, in salita, io e il Gransassista, cantiamo, nemmeno fossimo una colonna di soldati che va alla guerra, poi parliamo, perlopiù diciamo un mucchio di cavolate e ridiamo. Ma sempre, e dico sempre, ci sfidiamo.
Se non avete mai sentito i mufloni parlare allora vi consiglio di seguirci in una delle nostre camminate poiché succede qualcosa di davvero strano: infatti a camminare si suda, si buttan via le scorie, e tante altre cose belle, tuttavia, a noi due,sale anche il testosterone! Va a sapere perché!
Io non avevo fatto colazione, nel senso che non avevo mangiato nulla, mio cognato si, per cui, quando arriviamo ai ruderi di una piccola chiesetta affacciata sul mare, decido di dare fondo alle mie scorte di cibo. Ignorando turisti e gransassisti, prendo dal mio zaino una mela pane, formaggio e salciccia, perché sono una persona orribile, e mangio lentamente le mie provviste. Al contrario mio, il cognato,, ha fatto una colazione a pane burro e marmellata, con fette che sembravano l’Australia!
Anche esagerare è spesso una mia pessima abitudine!
Insomma sono lì che mangio e per contorno ho lo sguardo torvo del Gransassista che mi fissa, io lo guardo di rimando, offro mezza mela, lui rifiuta e allora ci alziamo e riprendiamo il percorso. Naturalmente mi sono messo in testa per dare il ritmo di marcia.
Da quel punto in poi inizia una discesa ripida e sassosa ma soprattutto trafficata. Ci saranno almeno un centinaio di persone che salgono, e, come in una novella Babele, parlano tutti lingue diverse. Noi salutiamo e cediamo il passo e io mi chiedo se tutto questo bon-ton da passeggio sia una specie di obbligo o se posso iniziare a mandare qualcuno a cagare.
L’anno scorso percorrendo il medesimo sentiero, ad un certo punto, incontrato uno di quei tavolini da pic-nic mi ci ero sdraiato sopra lasciando una sindone di sudore: come resistere a farlo anche quest’anno?
Appena vediamo il tavolo io e mio cognato ci guardiamo, corro e mi ci sdraio su, come un cristo sonnolento.
“Ao abbiamo anche un morto!”
Dice l’unico italiano incontrato sin’ora, ai suoi figli, vedendomi da lontano. E te trattieni qualche altre pessima abitudine!
La camminata procede ancora per un’oretta quando, ormai vicini alla meta dico:
“Ci facciamo una birretta quando arriviamo giù?” E’ una specie di tradizione quando siamo verso la fine di un percorso
“No dai, oggi no!” Risponde il Gransassista, non immune da pessime abitudini pure lui, tipo controllare il proprio peso.
“Ma noi ci prendiamo sempre una birra finita una passeggiata! Non mi lasci senza la mia birra!” affermo io nel tono di un film americano
Lui ride e mi fa il verso, poi procediamo dritti verso la spiaggia.
La birra era, per la cronaca, buonissima!
Certo fate una bella coppia! 😉
beh è sempre un’affidabile spalla il gransassista