Ieri sono sceso a Genova, la mia città natale. Lo faccio spesso il week end, mi piace abbandonare le terre longobarde dove vivo e venirmene in riviera, e, in genere non mi serve una scusa per farlo.
Tuttavia avevo un invito per una cena che includeva l’occasione di rivedere qualche vecchio amico e di conoscere un ristorante nuovo in cui pare ci sia il campione mondiale di pesto!
Ci siamo beccati davanti a alla stazione Brignole che il sole ancora brillava in cielo, in quella fascia oraria in cui la terra si prepara a salutarlo e dopo qualche convenevole e un poco di aggiornamento l’uno sull’altro ci siamo incamminati verso il ristorante.
Una delle cose che mi piace del camminare è che stimola l’appetito.
Attraversiamo via san Vincenzo, benedicendo questo ultimo strascico d’estate che ci permette una bella passeggiata e un visuale notevole su gambe e forme lasciate ancore libere d’indossar leggere vesti, per poi immetterci in via XX Settembre, passare sotto il ponte monumentale, e arrivare in Piazza de Ferrari. E’ una passeggiatina semplicissima ma da cui traggo una soddisfazione infinita, poichè è il tipico struscio genovese, e io era da un pezzo che non lo facevo.
Dalla piazza scendiamo in via San Lorenzo, fiancheggiamo il duomo bi-cromo e apparentemente incompleto della Superba, arriviamo infine a Sottoripa, vero cuore gastronomico di Genova e la percorriamo tutta questa casba di odori e sapori dove l’odor del pesce e della focaccia, si mischia con quello del kebab e di raffinate cucine orientali.
Arriviamo a destinazione e ci accomodiamo dentro questa piccola trattoria, appena aperta, dove mangiamo bene, anche se non in modo eccezionale, ma almeno paghiamo poco!! E ai genovesi piace pagare poco!
Finita la cena andiamo al porto antico dove c’è un’esposizione di birra e noi ne approfittiamo un poco ma senza esagerare. Ci scappa anche una partita a biliardino con due sconosciuti , che, quasi a voler sottolineare la bellezza della serata, vinciamo!
Sarei rimasto lì sino a notte inoltrata, ma , onestamente, ero a pezzi. Il rugby, il tennis, e altre cosucce riprese nella settimana passata mi hanno lasciato dolori e scricchiolii in tutto il corpo per cui, piuttosto presto, decido di tornarmene a casa a piedi.
Predo la strada inversa, voglio gustarmi l’odore dei vicoli della mia città. Se ne può parlare male sinché se ne vuole, ma quel labirinto di case e caruggi, come li chiamiamo noi, è per me un motivo di orgoglio e, nei miei momenti più poetici, sono una discreta metafora della vita e dell’animo umano.
Ora, non è che me ne stessi li a pensare all’anima mentre camminavo, e nemmeno facevo il turista guardando a destra e sinistra come un giapponese, forse ero solo troppo malandato, forse gli assaggi di birra scura e amara sono stati un poco troppo, ma fatto stà che, mentre camminavo, mi sono perso!!
Una vergogna orribile per un genovese perdersi nei vicoli come un furesto, uno straniero! Una cosa di cui ho sempre riso un sacco. Eppure ero lì incapace di trovare la via del ritorno.
In quella immensità di strade, mattoni, selciati, ristoranti gente, saracinesche e insegne al neon, dalla mia bocca è uscita tutto il mio essere genovese in una sola parola!
“Oh BELIN!”

Ahahahahah……ma non ci dici com’è finita, hai dovuto chiedere indicazioni? 🙂
no, ci mancherebbe, alla fine sono andato a casa a piedi!
no no trovata la strada!! ci mancherebbe